Abbiamo intervistato Roberto Pompili, allenatore degli Esordienti 2009 della Vivace Grottaferrata.
Cosa rappresenta per te la Vivace Grottaferrata?
Per me la Vivace Grottaferrata rappresenta l’inizio della mia passione per il calcio. La mia prima società. Uno dei miei ricordi più belli di quando ero ragazzo. Ricordo benissimo e con tanto affetto tutti i miei compagni di squadra, il mio primo mister, Daniele Pisciotta e il custode di una vita Giulio Croce.
Era bellissimo quando la domenica mattina arrivavo al campo e vedevo Giulio che disegnava le linee del campo di terra con il gesso, prima di entrare nello spogliatoio osservavo per qualche minuto quel rettangolo marrone con quello sfondo magnifico dell’Abbazia e poi indossavo quella maglia rossa.
È normale quindi che associo la mia grande passione alla Vivace. Per me la Vivace rappresenta il calcio, quello puro, quello vero, quello dei ragazzi.
Come descriveresti il gruppo di ragazzi che alleni?
È il secondo anno che alleno il gruppo dei 2009. Descrivere un gruppo non è semplice. Questa fascia di età è particolare perché non sono più bambini ma al tempo stesso non sono nemmeno adulti, quindi bisogna costantemente cercare di trovare quell’equilibrio tra l’aspetto ludico e quella di crescita tecnica, umana e relazionale. È un gruppo numeroso, sono circa 26 ragazzi e di conseguenza molto eterogeneo tecnicamente e caratterialmente. Nonostante il numero ho la fortuna di non avere grosse problematiche di gestione del gruppo, perché sono tutti ragazzi che si comportano bene e ormai hanno acquisito la metodologia di allenamento e le regole essenziali per far parte di un gruppo e di una squadra di calcio.
A livello tecnico è una buona squadra che però ha ottime potenzialità di crescita. Insieme al nostro responsabile, Massimiliano Matrullo, stiamo già lavorando per migliorarle per il prossimo anno perché ci sarà il grande salto dalla scuola calcio all’agonistica, con tutte le relative incognite e difficoltà ma sono ottimista perché, ripeto, credo molto nelle potenzialità di questo gruppo.
Quali sono i principi su cui si basa il tuo metodo di allenamento?
Si parla tanto di principi di allenamento. Forse anche troppo. Non voglio dire che non siano importanti ma dal mio punto di vista, almeno nella scuola calcio, devono essere sempre correlati all’aspetto relazione dell’atleta.
Comunque, insieme al mister Fabrizio Borraccesi, cerchiamo sempre di strutturare l’allenamento su una base tecnico-situazionale. Quindi lavorare su un paio di obiettivi tecnici (trasmissione-tiro in porta- possesso palla ecc.), che variano ogni una o due settimane. In una prima parte lavoriamo essenzialmente sul miglioramento del gesto tecnico, ma poi la inseriamo in una seconda parte situazionale, ovvero in una simulazione più vicino possibile alla partita della domenica, perché è in funzione della partita che ci alleniamo dove gli input esterni che ricevere il ragazzo sono molteplici e imprevisti.
In sintesi proviamo a migliorare il gesto tecnico del ragazzo, ma soprattutto la capacità di scelta del gesto tecnico e la sua applicazione in un tempo ristretto, perché è quello che in realtà richiede la partita.
Infine, per me è fondamentale l’aspetto relazionale e dialogico con i ragazzi e tra i ragazzi. Spiegare un’esercitazione così come una scelta o una regola imposta ai ragazzi è fondamentale affinché la comprendano e quindi la rispettino, perché se il bello del calcio è sicuramente il gesto tecnico del singolo, è altrettanto bello e essenziale sentirsi parte di una squadra.